La prima, sedazione cosciente, prevede la somministrazione di un farmaco sedativo od ipnoinducente leggero, generalmente della famiglia delle benzodiazepine, che non richiede necessariamente l’assistenza medica anestesiologica. Con questo tipo di sedazione, che non è una vera anestesia, il paziente, seppur sedato, avverte comunque i fastidi e gli eventuali stimoli nocicettivi provocati dalla procedura. La sedazione cosciente infatti non è un’anestesia.
L’esame in sedazione profonda comporta la presenza di un anestesista per la dovuta assistenza. Il tipo di sedazione che verrà eseguita sarò di competenza del medico specialista che eseguirà la sedazione profonda tenendo conto delle valutazioni cliniche del paziente.
Esiste, ormai da vari anni, un farmaco molto maneggevole, ma più potente delle benzodiazepine, che si chiama propofol (nome commerciale Diprivan), il quale induce una anestesia, ma con respiro spontaneo del paziente. Si chiama infatti sedazione profonda in respiro spontaneo perché induce una vera anestesia, cioè analgesia, ed induce il sonno, ma deprime poco (poco più delle benzodiazepine) i centri bulbari deputati alla respirazione. Questa è una vera anestesia, ma non necessita l’intubazione tracheale del paziente, in quanto questi continua a respirare autonomamente. E’ necessaria però l’assistenza medica anestesiologica, per una valutazione clinica del paziente, per decidere gli opportuni dosaggi dei farmaci e per intervenire con una respirazione assistita, endotracheale o con maschera facciale, qualora i parametri fisiologici del paziente sedato lo richiedano.